Oblio, IX, 36 a fuoco Barbara Alfano Il Nuovo Mondo al femminile: l’America di Oriana Fallaci Scarica in pdf Nel 1965, quando comincia a scrivere i suoi reportage sull’America per «L’Europeo», Oriana Fallaci è già famosa. Il suo nuovo modo di fare giornalismo l’ha condotta al successo in Italia e all’estero. Anche per lei arriva quindi il momento di confrontarsi con l’America, così come hanno fatto e faranno altri intellettuali italiani. Interessi diversi, però, sono alla base delle narrazioni che uomini e donne fanno degli USA. In quegli anni, il rivelarsi e il raccontarsi dell’io giocano un ruolo cruciale nello sviluppo della scrittura femminile in Italia, scrittura che è fortemente influenzata dal percorso delle donne verso l’emancipazione. In questo senso, la soggettività dà forma al modo in cui le scrittrici raccontano la storia con la S maiuscola. Oriana Fallaci non fa eccezione nel raccontare l’America della Guerra Fredda. Il mio saggio prende in esame gli scritti della Fallaci sugli Stati Uniti, da I sette peccati di Hollywood (1958) agli articoli per «L’Europeo» redatti tra il 1965 e il 1967 e che si possono definire un vero e proprio diario di viaggio, e li mette a confronto con le note di viaggio di Italo Calvino (1959-60) ora raccolte in Un ottimista in America (2002), e con il De America (1953) di Guido Piovene. Il raffronto mostra che la prospettiva della Fallaci sull’America è dettata da un modo diverso di porsi rispetto alla domanda “Com’è l’America?”, poiché il costrutto culturale “America”, così come si era composto nell’immaginario italiano prima e dopo le due guerre mondiali, aveva assunto, come metafora, un significato nuovo per una donna sulla via dell’emancipazione. In 1965, when she begins to write her journalistic essays on the United States for «L’Europeo», Oriana Fallaci is already famous. Her way of writing journalism had brought her success in Italy and abroad. The moment to confront America had then arrived for her, as it had already and will again for other Italian intellectuals. However, different interests are at the heart of men’s and women’s writings about the USA. In those years, narratives of the “I” that reveals itself play a crucial role in the development of women’s literature in Italy. This literature is strongly influenced by what is happening to women on the road to emancipation. In this sense, subjectivity shapes how women tell history, and Oriana Fallaci is no exception when she writes of Cold War America. This essay examines Fallaci’s writings on the USA, from The Seven Sins of Hollywood (1958) to the articles she wrote for L’Europeo between 1965 and 1967 and that may be considered a travelogue, and compares them with Italo Calvino’s Un ottimista in America (An Optimist in America, which collects travel notes written in 1959-60) and with Guido Piovene’s De America (1953). The comparison shows that Fallaci’s perspective on America rests on a different way to ask the question: “What is America like?”. This happens because, as a metaphor, the cultural construct “America” (in the way it had formed before and after the two World Wars) had acquired a new meaning for the women on their path to emancipation.